"Presenteremo in Parlamento una riforma della giustizia penale che dovrebbe essere quella nella direzione auspicata da tutti gli italiani. Sia con le indagini, sia con le intercettazioni telefoniche che dovrebbero essere consentite soltanto per reati gravissimi, come terrorismo internazionale e reati di stampo mafioso, delitti che hanno pene oltre i 15 anni".
martedì 27 gennaio 2009
NEWS FEED | Senza intercettazioni...
"Presenteremo in Parlamento una riforma della giustizia penale che dovrebbe essere quella nella direzione auspicata da tutti gli italiani. Sia con le indagini, sia con le intercettazioni telefoniche che dovrebbero essere consentite soltanto per reati gravissimi, come terrorismo internazionale e reati di stampo mafioso, delitti che hanno pene oltre i 15 anni".
venerdì 23 gennaio 2009
NEWS FEED | Libero...di disinformare!
Per i festeggiamenti del 20 gennaio SI DICE siano stati spesi 150 milioni di dollari.
Una buona parte dei soldi è servita alla sicurezza: ma è sicuramente colpa di Obama se qualcuno lo vuole fare fuori.
Libero però si dimentica di dire che se Obama è costato (FORSE) 150 milioni di dollari in un giorno, il caro Giorgino W. Bush ha lasciato agli Stati Uniti un conto ben più salato da pagare:
la guerra in Iraq costa al GIORNO , fonte l'ufficio contabile del congresso, apartitico, 400 milioni di dollari.
Ogni giorno per 5 anni e 10 mesi.
Fate voi i conti.
Tommaso Casarin, Cafè de l'Italie
giovedì 22 gennaio 2009
NEWS FEED | "Non è la repubblica degli ayatollah"
mercoledì 21 gennaio 2009
Yes, We Can !
Il 20 Gennaio 2009 diventerà per noi che lo abbiamo vissuto e per il futuro, uno di quei giorni che hanno cambiato la storia.
Come il 14 luglio 1789, come il 9 novembre 1989 e come l’11 settembre 2001, questa giornata sarà per sempre ricordata come quella del cambiamento.
Barack Obama ce l’ha fatta e come ha detto poche ore fa, durante il suo discorso al Capitol Hill “Today the World has changed.” Oggi il mondo è cambiato.
Gli U.S.A. hanno eletto il primo presidente Afroamericano e nonostante siano stati i democratici il partito trionfante, la vittoria questa volta ha un significato ben più esteso.
E’ la vittoria delle minoranze, dei perseguitati, degli emarginati.
E’ la vittoria di una nazione che da guida e musa per molti altri paesi, è stata portata ad una crisi senza precedenti.
E’ la vittoria della democrazia e della libertà che da tempo ormai erano state abbandonate per altri disvalori.
Il sogno americano, che in fondo è un po’ il sogno di tutti, è realtà da ieri pomeriggio quando ufficialmente Barack Obama è diventato il 44° presidente degli Stati Uniti d’America segnando un nuovo traguardo nella storia dell’uomo.
Nessuno dei suoi predecessori infatti, era stato capace di smuovere le masse e di riunire nel giorno del suo insediamento milioni di persone, arrivate a Washington per l’occasione.
Ma quello che personalmente trovo strabiliante, ancora di più di un presidente americano nero, è quello che quest’uomo rappresenta per i suoi cittadini e, cosa ben più importante, per il mondo intero.
Barack Obama è il sinonimo di speranza per molta gente fino ad oggi lontana dagli Stati Uniti.
Simbolo di emancipazione e determinazione quest’uomo non è stato scelto a caso e non ha vinto solo per merito dei voti; credo, infatti, che il suo ruolo gli sia stato imposto e donato dalla storia e ancora di più, dall’esigenza dei popoli e del futuro che pretendono una svolta a questa buia situazione globale.
In Obama sono riflesse le speranze di milioni e milioni di persone ed è suo dovere e obbligo ora, mantenere le promesse e rispettare i suoi compiti in modo tale che le speranze e i sogni di tutti coloro che hanno creduto in lui e nella democrazia, vengano plasmati in qualcosa di reale e tangibile.
L’ambiente, il Medio Oriente e l’economia sono gli scogli che per prima cosa dovrà superare per poter continuare sulla sua rotta.
Ieri, il mondo intero si è fermato per lui e finalmente sembra pronto per muoversi con lui.
“Yes we can, with you, we can”.
Forza Obama.
Francesco Ramagli , Cafè de l'Italie
A Green Future
C'è chi afferma che questo presidente nero sia veramente l'uomo della svolta che tutti aspettavano.
Una cosa è certa: nel suo programma le svolte concrete si possono già assaporare e l'elemento cardine per la politica dei prossimi anni di governo democratico è l'ambiente.
Sintomo dell'importanza che Obama attribuisce a questo delicatissimo tema è l'affidamento del corrispondente incarico ministeriale al premio Nobel per
E' oramai assunto dagli economisti di tutto il mondo quanto l'ambiente influirà nello sviluppo delle nuove tecnologie nel campo dell'industria mondiale, aspettando l'alba dell'ormai prossima 3a rivoluzione industriale, e certamente ne è consapevole anche Obama!
Ecco i punti focali riguardanti il tema ambientale:
Cambiamento climatico:
Posto in primo piano nella politica ambientale di Obama è il cambiamento climatico e uno dei primi interventi, annunciato precedentemente nel programma elettorale, potrebbe essere quello di rovesciare il divieto di regolare in modo autonomo le emissioni di CO2 dalle automobili riducendole del 30% tra il 2009 e il 2016, quest'ultimo era stato imposto da Bush a dicembre alla California.
Energie alternative:
Obama ha indirizzato un importantissimo programma di investimento nello sviluppo di fonti di energia alternative (investimenti fino a 150 miliardi di dollari in dieci anni per incrementare la produzione energetica da fonti rinnovabili dal 7 al 25-30% entro il 2025 ). Investire sull’energia pulita e sull’efficienza energetica, infatti, porterà a creare circa 5 milioni di posti per quelli che vengono definiti ‘nuovi lavori verdi’, figure legate allo sviluppo di biocarburanti, di impianti a bassa emissione di combustibile fossile, alla promozione su scala commerciale dell’energia rinnovabile, alla transizione verso una nuova rete elettrica digitale. Si investirà poi in forza lavoro altamente specializzata nelle nuove tecnologie ecologiche.
Petrolio:
E' prevista la riduzione del consumo di petrolio del 35% entro il 2030: il primo presidente USA nero ha specificato che l'economia americana continuerà a rimanere debole se non ci saranno serie politiche di indirizzo per l'indipendenza dal petrolio. E' una svolta: sono parole nuove che mai si sono udite dal suo predecessore! Gli scritti di Obama ricordano che sin dai tempi di R. Nixon è noto che questa dipendenza mette a rischio la sicurezza interna, perché, se da un lato gli USA fanno guerra al terrore, dall’altro, con l’acquisto di petrolio, sostengono i regimi più dispotici del mondo.
Nucleare:
La crescita dell’energia nucleare è oggetto di attente riflessioni. Secondo Obama il futuro dell’espansione del nucleare comporta quattro problemi chiave: il diritto del pubblico all’informazione, la sicurezza del combustibile e delle scorie, l’immagazzinamento delle scorie, e la proliferazione incontrollata, problemi che toccano sia la politica interna che quella estera. Obama ha presentato leggi al senato per fissare linee guida per il controllo degli impianti nucleari. Inoltre ribadisce che il controllo di materiale nucleare sia all’estero che negli USA è la principale priorità dell’antiterrorismo e che nello stesso tempo è urgente assicurarsi che le scorie accumulate nei siti dei reattori attualmente in funzione siano conservate usando le più avanzate tecnologie attualmente disponibili.
Considerazioni:
A partire dal momento in cui la vittoria di Barack Obama è stata ufficializzata, le forze politiche italiane hanno fatto a gara a saltare sul carro del vincitore, dichiarando il proprio sostegno all’ormai ex senatore dell’Illinois. Fenomeno bizzarro in un paese che si era già segnalato come il più pro-Mc Cain di tutta l’Europa occidentale.
Sforziamoci però di ignorare questo indegno spettacolo e di guardare a quelle che potrebbero essere le principali conseguenze dell’imminente presidenza Obama sulla politica del governo italiano dell'ambiente. Obama, con una sterzata a 180° rispetto alla linea seguita dagli USA durante gli otto anni di George W. Bush, mette pesantemente in crisi il nostro ministero. E' una linea completamente opposta rispetto a quella seguita dal governo Berlusconi, che si è recentemente distinto per anti-ambientalismo minacciando il veto sull'accordo 20-20-20 ( l'accordo prevede, da parte dei paesi dell'Unione Europea, entro il 2020, la riduzione del 20% dell'emissione dei gas serra, l'aumento dell'efficienza energetica del 20% e il raggiungimento della quota del 20% di fonti di energia alternative) sostenuto dai principali paesi europei.
Uno degli argomenti del governo italiano era infatti il seguente: che senso ha per l’Europa prendere degli impegni così gravosi per ridurre le emissioni nocive, se grandi inquinatori come Cina e USA non fanno altrettanto? Una linea aspramente contestata da Sarkozy, Merkel, Brown e Zapatero, che sostengono precisamente che se l’Europa non dà il buon esempio, nessuno si muoverà.
Con l’elezione di Barack Obama la posizione italiana diventerà con ogni probabilità sempre meno “sostenibile” sul piano internazionale, oltre che dal punto di vista ambientale.
Chi dobbiamo ringraziare per questo?
Alessandro De Tata, Cafè de l'Italie
domenica 18 gennaio 2009
IL DOMENICALE
War,children,
Nella puntata di AnnoZero del 15 gennaio 2009 come avrete sentito tutti il conduttore Michele Santoro è stato protagonista di un acceso dibattito con Lucia Annunziata che indignata per lo svolgimento a suo dire Filo-palestinese della trasmissione, ha abbandonato lo studio.
In un certo senso l’ex presidentessa Rai non aveva tutti i torti. Di sicuro Santoro ha voluto prendere una posizione come al solito controcorrente ma non per questo sbagliata.
Il titolo della puntata di AnnoZero era “La guerra dei bambini” e questo teoricamente sarebbe stato il punto centrale da analizzare e su cui discutere.
In questo ennesimo capitolo della guerra infinita infatti, sono rimasti uccisi Trecento bambini palestinesi e Millecinquecento persone sono state ferite dal fuoco Israeliano. Dall’altra parte invece i feriti si contano sulle mani.
Con questo nessuno vuole ovviamente dire che ci si augurava qualche morto in più fra i civili e i soldati israeliani ma che questi ultimi considerando la loro notevole superiorità bellica si fossero saputi regolare di conseguenza.
In una guerra poche volte c’è stato qualcosa di giusto soprattutto negli ultimi tempi ma nel conflitto Israeliano Palestinese ormai ogni limite è stato superato dall’una e dall’altra frontiera.
Israele di sicuro ha tutti i motivi di non sopportare più gli attacchi spesso sleali da parte di Hamas ma questo non è un valido motivo per invadere e uccidere una nazione di persone innocenti.
Hamas è un acronimo che sta per “Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya” ossia Movimento di Resistenza Islamico è riconosciuto da parte dell’Unione Europea e molte altre nazioni, come un movimento terroristico e non come il partito rappresentante
Il primo ministro israeliano Olmert quindi non può rispondere ad un attacco da parte di un gruppo terroristico dando il via ad una operazione militare che per certo porterà solo altre vittime.
Sarebbe come se un gruppo terroristico italiano come le BR lanciasse razzi e quant’altro verso
Israele è una nazione che può vantare un’identità culturale e filosofica tra le più alte che sono dei pregi vacillanti ogni qualvolta utilizzano la forza contro una popolazione devastata.
La reazione di Gerusalemme non è stata proporzionale all’offesa ed è per caduta allo stesso misero livello di una organizzazione terroristica, mentre Hamas si conferma essere un male, un tumore che sta metastatizzando ulteriormente quella terra commettendo crimini spregevoli non solo nei confronti della popolazione israeliana ma anche della sua gente usandola come scudo, posizionando le sue milizie sopra i tetti delle scuole e degli ospedali.
Quello che , letteralmente, fa ancora più schifo è il fatto che Israele dopo secoli e secoli di angherie subite, di persecuzioni e umiliazioni ora non si fermi nemmeno davanti a niente e a nessuno, trovando in Hamas una giustificazione per bombardare e attaccare con i suoi raid aerei i civili della Striscia di Gaza.
Quello che, letteralmente, fa ancora più rabbia è che a scatenare tutto questo sia stato un gruppo di fanatici, di ribelli che riescono a manipolare e a sottomettere la loro gente perché accecata dalla disperazione.
La stato d’Israele nonchè la terra di Palestina sono un unico mondo diviso dalla storia e dalla politica.
Dio, suo malgrado, è ancora una volta una mera giustificazione ad un male che proviene solo da noi, un male senza patria o bandiera: l’ignoranza.
I soldati israeliani hanno iniziato questa mattina un ritiro progressivo dai punti strategici dell’offensiva. Sulle strade, sulle macerie e sui volti spezzati dal dolore delle perdite rimane l’ennesima testimonianza di una guerra senza senso che lascia dietro di se uno sbilanciato numero di vittime che forse un giorno avrebbero contribuito a quel sempre più vanescente miraggio chiamato Pace.
Per correttezza e soprattutto perché le vittime non hanno voce in capitolo, ecco i dati (aggiornati a Domenica 18 gennaio 2009, fonte "la Repubblica") di questo mese di scontri:
TOTALE MORTI: 1216
Palestinesi: 1203 di cui 410 bambini Israeliani : 13 di cui 3 civili
TOTALE FERITI: 5500
Palestinesi: 5300 di cui 1630 bambini Israeliani: 200
NEWS FEED | Il ministro Sacconi indagato per violenza privata sul caso di Eluana Englaro
giovedì 15 gennaio 2009
NEWS FEED | Bombardata la sede ONU a Gaza City
La situazione, già tragica perchè il cibo scarseggia nella striscia, peggiorerà: l'ONU ha sospeso le operazioni a Gaza e anche l'Ong americana Care International è stata costretta a sospendere la distribuzione di aiuti umanitari.
Bombardato anche il grattacieloAl-Shuruq he ospita numerosi giornalisti di testate arabe e internazionali, fra cui l'agenzia Reuters e le emittenti Fox, Sky e Al Arabiya.
Gli estremisti di Hamas hanno lanciato trenta razzi verso il suolo Israeliano ferendo due persone.
Israele ha risposto, oltre che con i vili bombardamenti su obiettivi prettamente civili, con l'uccisione di un ministro del governo di Hamas.
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in visita in Israele, si è detto "indignato" e ha definito "insopportabile" il numero di morti provocati dall'offensiva su Gaza.