Lo scorso ottobre infatti, l’ex primo cittadino della provincia veneta era stato accusato guarda un po’ di istigazione all’odio razziale.
Pochi giorni fa il pm veneziano Carlo Mastelloni ha comunicato la chiusura delle indagini nei confronti del soprannominato “Genti”.
Lo sceriffo, come tanto gli piace farsi chiamare, era stato accusato guarda un po’, di istigazione all’odio razziale dopo il suo “aulico” discorso pronunciato il 14 settembre scorso durante la festa nazionale della Lega Nord tenutasi a Venezia.
Gentilini in quella occasione di orgoglio per la razza padana (ah ah ah) aveva pronunciato frasi che effettivamente soltanto dei maliziosi “comunisti” o degli imbecilli che non capiscono nemmeno le battute del nostro presidente del consiglio, avrebbero potuto fraintendere.
Cito solo i passaggi più significativi:
«Popolo della Lega,
Ora, scherzi a parte, non sono proprio parole moderate, democratiche o cosmopolite.
Sono evidentemente frasi xenofobe e razziste, e infatti così le aveva interpretate il procuratore distrettuale di Venezia Vittorio Borraccetti che aveva mosso l’ordine di comparizione in Tribunale.
L’accusa non è dovuta a motivi politici o ideologici perché come tutti voi saprete la legge dovrebbe essere ibrida a qualsiasi atteggiamento di partito.
Se il sindaco sceriffo è stato accusato è per il puro e semplice fatto di avere violato in pieno e spudoratamente la legge Mancino del 1993 che descrive i limiti e i casi in cui si deve procedere penalmente per istigazione all’odio razziale la cui pena massima prevista sono i tre anni di reclusione.
Se alcuni di voi pensano che mi stia inventando tutto e che in realtà Gentilini non ha mai pronunciato parole del genere, io vi sfido apertamente a dimostrarlo e nel frattempo vi invito a leggere per intero il discorso del prosindaco che troverete su qualsiasi sito web di qualsiasi giornale locale.
Nel 2009 vi assicuro che frasi del genere possono essere pronunziate solo, come disse Travaglio a Tosi “da dei trogloditi”. Da gente ignorante, o chiamateli un po’ come volete. Di sicuro non persone intelligenti.
Probabilmente Gentilini verrà rinviato a giudizio ma se non dovesse essere accusato non sorprendiamoci troppo. Quando Bossi alzò il suo dito medio durante l’inno di Mameli non fu condannato per Vilipendio anche se ministro.
D’altronde la lega e i suoi picciotti (si, picciotti e datemi pure del terrone) non sono nuovi a tali manifestazioni di intolleranza.
Ricordo con amarezza le magliette anti-islam di Calderoli o la flaccida pancia stracolma di boria di Borghezio che si agitava come una gelatina al parlamento europeo urlando all’allora presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
E questa gente rappresenta il 18 % della popolazione italiana, che in realtà seguendo i principi del Carroccio stesso non si dovrebbe sentire italiana, ma padana.
Eppure all’urlo di “Roma Ladrona” evidentemente i beoti che vanno loro dietro come capre non si domandano da chi vengono pagati i ministri della Repubblica democratica italiana Maroni, Bossi o Zaia. Sissignori proprio da Roma.
Comunque signori padani e non, Gentilini continua imperterrito nonostante le minacce di morte di gruppi terroristici legati ad Al Quaeda, i richiami del Vaticano e della Lega Nord stessa, ad avere toni pesanti e anticostituzionali. Altre vittime degli insulti del sindaco furono i gay, ma secondo il pm di Treviso Antonio De Lorenzi non si poteva procedere penalmente contro un prosindaco che sbandierava ai quattro venti la sua idea su una “pulizia etnica contro i culattoni”; “Segno di un carattere vivace e di folklore ma niente di più.” Secondo la procura trevigiana, mentre a mezz’ora di treno, a Venezia lo stesso sindaco viene rimandato a giudizio e dichiara: “Mi fido del lavoro della magistratura.” Dopo aver inneggiato alla rivoluzione contro le toghe.
Chi lo ha sentito parlare sa che Gentilini ha spesso un eloquio variopinto ma incerto come se prima del discorso ci sia stato qualche bicchierino di buon vino.
Ma si sa, in vino veritas.
Francesco Ramagli, Cafè de l'Italie
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